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Monday, May 29, 2006

Il caccia a reazione F -35 per Marina e Aviazione – Lockheed -Martin fa il punto sul JSF ***





Dal periodico dell’A.A.A. “AERONAUTICA” ***

L’Italia prevede di acquistarne 131 per Aeronautica e Marina

di Gregory Alegi


Lockheed Martin ha recentemente illustrato lo stato del programma Joint Strike Figliter F 35 alla stampa aeronautica italiana, che ha potuto incontrare a Roma Kevin R. Dwyer, vice presidente Business Development del programma, e Yung A. Le, direttore sviluppo business per Iltalia.Dwyer ha aperto l'incontro partendo dalla nascita del caccia a reazione per arrivare all'F 35 "aereo stealth della seconda generazione" in grado di mantenere la propria bassa osservabilità in ogni tempo e luogo manovrando a 9G. Impietoso il confronto con l’F 117 "non manovriero, subsonico, notturno" e penalizzato da pesanti esigenze manutentive: 60 ore/uomo per ora di volo contro l'unica prevista per l’F 35.Dwyer ha ricordato i prezzi fissati nel 2002 per la versione a decollo convenzionale (45 milioni di dollari per l’F 35A, cosiddetto CTOL) e cortolverticale (60 milioni per lo STOVI, F 35B). Il primo F 35A sarà' più pesante di quelli di serie in attesa del completamento degli interventi di riduzione del peso di cui si dovrebbero vedere i vantaggi sul secondo CTOL che volerà nel 2008. Già nel 2006 inizierà la fase di Low Rate Initial Production (produzione iniziale a basso rateo, LRIP) di 400 esemplari, con passaggio a pieno ritmo nel 2012. Nel frattempo avranno già volato sia il primo STOVL (2007) e l'F 35C imbarcato (2009). Su quest'ultima versione incombono alcune incertezze, che Dwyer ritiene però infondate.Nonostante le turbolenze politiche americane ed il visibile tentativo dell'USAF di diminuire i JSF a favore dell'F 22A Raptor, Lockheed Marlin ostenta tranquillità sul futuro dell-F 35A e sottolinea come il caccia abbia superato indenne la recente Quadriennial Defense Review. L’esperienza dell'F 22 ha insegnato molto ed ha ridotto, dice Dwyer, costi e rischi delI’F 35.L’Italia nel JSFLe ha ricordato l'approssimarsi della scadenza di fine anno per la firma dell'accordo per la prossima fase Product Sustain Follow on Development (PSFD) ed ha ribadito come il paese intenda dotarsi di 109 esemplari CTOL per le esigenze dell'Aeronautica e di 22 STOVL per la Marina; in più, l'Italia sta trattando la possibilità di partecipare alle prove in volo con l'acquisto di un prototipo per versione, da inserire nel programma di sviluppo in USA. Questo rientra nell'ambito della più vasta trattativa per la partecipazione dei piloti italiani alla fase di prove operative.Il contratto coprirà l'intera vita del programma, prevista in 40 anni. Nella fase di sviluppo e di produzione a basso rateo del JSF l'industria italiana si è aggiudicata contratti per 800 milioni di dollari contro 320 garantiti e 590 ritenuti probabili nella lettera d'intenti di tre anni prima. Nella fase di produzione la cifra potrebbe essere di 7,2 miliardi di dollari, oltre il doppio dei 3,2 miliardi stimati inizialmente. Per Alenia Aeronautica il valore del lavoro sull'ala potrebbe toccare i sei miliardi di dollari. Nell'ottobre scorso il governo americano avrebbe dato la sua sostanziale approvazione alla realizzazione di una linea di montaggio finale in Italia, il cui costo è già stato sottoposto agli uffici del Segretario Generale/Direttore Nazionale degli Armamenti. L’Italia è l'unico paese ad aver richiesto una propria linea: non lo ha fatto neppure la Gran Bretagna, che pure ha una quota del 18% circa del JSF.Un programma americanoLa proprietà americana del programma piattaforma, tecnologie e gestione comprese è un concetto che ritorna più volte, per bilanciare l'eccessivo ottimismo o per distanziarsi dalle polemiche. I punti controversi a partire dall'insoddisfazione di alcuni paesi partecipanti come la Norvegia tendono ad essere "government issues" sui quali l'industria ha poco controllo e non rilascia commenti. Questa è la linea anche sulla questione del motore F136, propulsore alternativo per il JSF, di fatto cancellato dal Congresso nonostante il team General Electric/RolIs Royce fosse «on time, on schedule». La decisione ha creato molto malumore in Gran Bretagna, dove ci si aspettava più considerazione per il primo partner mondiale degli USA e il maggior partecipante intemazionale al JSF.Per quanto riguarda la candidatura italiana ad entrare nel ciclo logistico anche come centro di manutenzione, ed i timori circa il trasferimento delle competenze tecnologiche per l'aggiornamento del sistema d'arma nei 40 anni di vita previsti per il programma, Dwyer ha detto che «è difficile immaginare che consegneremmo un aereo senza dare anche la possibilità di svilupparlo».Partendo da considerazioni sul concetto strategico dello Stato Maggiore Difesa, Lockhecd considera il programma sicuro anche in caso di futuri disallineamenti tra le posizioni dei governi italiano e statunitense. A questo proposito è utile ricordare la particolare geometria del programma JSF, che è a tutti gli effetti un programma del governo americano. L’Italia dovrà quindi raggiungere un accordo con quest'ultimo, consentendogli di ordinare gli aerei alla Lockheed. A sua volta questa consegnerà ancorché formalmente le macchine agli USA perché vengano girate all'Italia.
Il periodico AERONAUTICA organo dell'Associazione Arma Aeronautica


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